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Il caviale verde

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Agrobiodiversità

Con l’arrivo della stagione estiva sulle tavole pugliesi possiamo facilmente trovare barattieri e caroselli, varietà locali di Cucumis con caratteristiche qualitative intermedie fra cetriolo e melone. 

Si tratta di ortaggi inseriti nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) della Regione Puglia i cui frutti (peponidi) si consumano immaturi, crudi, senza condimento o cosparsi di sale, in insalata, particolarmente con pomodoro e origano o con cipolla fresca, o per accompagnare primi piatti, come purea di fave e pasta con sugo di pomodoro fresco e cacioricotta, alla stregua del cetriolo, rispetto al quale è più digeribile.

Il frutto di queste cucurbitacee a raccolta commerciale ha l’epidermide di colore verde e la polpa croccante; oltre al mesocarpo, si mangia anche la parte centrale del frutto, con semi ancora abbozzati e placenta deliquescente. Per questa particolare caratteristica gli agricoltori locali hanno coniato il termine di “caviale verde”.

Nell’ambito del progetto di ricerca SoilessGO, finanziato dalla Sottomisura 16.2 del PSR Puglia 2014-2020 la popolazione “Carosello leccese” (Cucumis melo L. subsp. melo conv. flexuosus) è stata coltivata in serra, presso l’azienda La Noria del CNR-ISPA, allo scopo di caratterizzare dal punto di vista nutrizionale sia l’intero frutto che la porzione placentare con semi appena abbozzati, il caviale verde. Quest’ultima porzione del frutto talvolta rappresenta uno scarto per il consumatore.

Gli autori del contributo sono Francesco Serio e Miriana Durante, ricercatori del CNR-ISPA e Davide Palmitessa e Massimiliano Renna del DISAAT, Università di Bari.

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