Negli anni Sessanta, molti vigneti ad alberello, nell'agro di Martina Franca, in Puglia, furono abbattuti, favoriti da incentivi economici comunitari.
I due principali vitigni erano la ‘Verdeca’ e il ‘Bianco di Alessano’, fondamentali per il D.O.C. "Bianco Martina". Accanto ad essi crescevano altre varietà chiamate "uve scelte", utilizzate anche per il consumo diretto.
Il padre dell'autore, Pietro Chiarelli, conservava queste varietà e le innestava nel suo vigneto per preservarle. L'Autore, diventato avvocato come il padre, ha ereditato questa passione per la biodiversità viticola e ha continuato a coltivare le vecchie varietà. Preoccupato per la loro possibile perdita, ha coinvolto l'’Istituto Tecnico Agrario e Professionale Alberghiero Basile Caramia - Gigante’ per identificare e preservare le specie rare presenti. Nonostante la scomparsa di alcuni ceppi, grazie alle marze conservate, alcune specie autoctone sopravvivono, un risultato possibile grazie all'operato di Pietro Chiarelli, un pioniere nella conservazione dell’agrobiodiversità.